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Marcelo Xavier, Presidente della Funai, è espulso al grido di miliziano dall’Assemblea Generale della Filac a Madrid

by | Jul 22, 2022 | Brasile, Colombia | 0 comments

Nella giornata di ieri, giovedì 21 luglio, Il funzionario della Polizia Federale, Marcelo Xavier, Presidente della Fondazione Nazionale Indigena (Funai) è stato espulso dalla 15ª Assemblea Generale della FILAC, il Fondo per lo Sviluppo dei Popoli Indigeni dell’America Latina e dei Caraibi.

L’ex-funzionario della Funai, Ricardo Rao, ha accusato Xavier di essere il responsabile del genocidio delle popolazioni indigene del Brasile e della morte dell’indigenista Bruno Pereira e del giornalista inglese Dom Phillips ai primi di giugno nella Valle del Javari in Amazzonia.

Le parole espresse da Rao, riferendosi al Presidente della Funai, sono state le seguenti:

“Fratelli indigeni, io vengo a denunciare questo assassino, Marcelo Xavier, come vostro nemico. Questo è un compagno della Colombia [n.d.r.: il riferimento è al precedente intervento del rappresentante indigeno], che ha parlato delle morti e delle milizie contro le popolazioni indigene. Quest’uomo è un miliziano, quest’uomo, Marcelo Xavier, non rappresenta la Fondazione Nazionale Indigena [n.d.r.: la Funai], è un assassino, è un miliziano, è amico di un governo golpista, che sta minacciando la democrazia in Brasile. Quest’uomo non è degno di far parte di questa assemblea, non è degno di stare tra di voi e lo Itamaraty [n.d.r.: il Ministero degli Esteri brasiliano] è una vergogna, lo Itamaraty è al servizio di un miliziano, Marcelo Xavier è un miliziano, un uomo che agisce come un assassino, quest’uomo è responsabile per la morte di Bruno Pereira, quest’uomo è responsabile per la morte di Phillips! [n.d.r.: Dom Phillips]. Miliziano! Tu sei un miliziano, Xavier! Miliziano! Miliziano! Tu sei un bandido! Vai via! Vattene! Scusatemi! Grazie!”.

Ricardo Rao, ex-funzionario della FUNAI nello Stato nordestino del Maranhão, esiliato politico in Europa dal 2019, prima in Norvegia e adesso in Italia, è stato costretto a lasciare il Brasile dopo l’assassinio di un caro collega di lavoro. Sapeva che il cerchio del milizianismo bolsonarista si stava stringendo intorno a lui. Rao ha denunciato l’attuale dirigenza della Funai anche nel corso dell’intervista, che realizzammo con lui agli inizi di luglio e disponibile al seguente link: https://latinoamericando.info/ricardo-rao-un-sopravvissuto-della-guerra-sporca-di-bolsonaro-contro-gli-indigeni-brasiliani. In quella occasione, denunciò in maniera dettagliata le violenze sofferte dalle popolazioni indigene nella Terra Indigena Governador nel Maranhão, facendo nomi e descrivendo specifiche situazioni.

Poliziotti militari, come è il caso del cosiddetto Carioca, inspiegabilmente passati ad operare dallo Stato di Rio de Janeiro a quello del Maranhão, al servizio dei latifondisti locali in una ottica chiaramente anti-indigena. Denunce, quelle fatte da Rao in questi anni, che altrove (e probabilmente anche nel Brasile pre-Bolsonaro) porterebbero all’apertura di un fascicolo da parte dell’autorità giudiziaria competente, ma che nel Brasile di oggi sembrano ogni volta infrangersi sul muro di gomma eretto a difesa dell’articolata rete di interessi del bolsonarismo.

Nell’assordante silenzio generale, anche della comunità internazionale, continua il genocidio delle popolazioni indigene, mentre sempre più minacciosa avanza l’ombra di un golpe su un Brasile ormai ridotto allo stremo. Il 2 ottobre si vota, forse, e il primo gennaio Lula tornerà ad essere Presidente, forse, golpe permettendo.

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