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Ianomâmi: la tragedia dentro la tragedia

by | Feb 11, 2023 | Brasile | 0 comments

di Aldo Rebelo

Da secoli gli indigeni rappresentano la parte della popolazione brasiliana più abbandonata, tanto dalla società come dalle istituzioni statali, in particolare nelle remote regioni di frontiera nel nord del Paese, esattamente dove vivono gli Ianomâmi.

Questo stato di abbandono costituisce uma grave ingiustizia nei confronti di questi patrizi, senza i quali, probabilmente, il Brasile avrebbe perso la grande valle fluviale a vantaggio di Spagna, Inghilterra, Olanda o Francia.

La spedizione di Pedro Teixeira – che partì da Cametá, nello Stato del Pará, e risalì il Rio delle Amazzoni nel 1637, raggiungendo l’Ecuador, secondo un’epopea storica – era composta da 70 soldati e 1300 indigeni tra arcieri e rematori. Senza questi guerrieri indigeni, senza le loro braccia per remare, la spedizione sarebbe stata una chimera, impedendoci di superare i confini di Tordesilhas.

Per questo, è inaccettabile che 400 anni dopo le popolazioni indigene debbano convivere con i maggiori indici di fame, mortalità infantile, malattie infettive, analfabetismo e assenza di servizi essenziali, come acqua potabile e luce elettrica, mai registrati. Dati, questi, che testimoniano una imperdonabile negligenza dal punto di vista storico.

All’assenza dello Stato, eccezion fatta per l’instancabile lavoro svolto dalle Forze Armate e dai funzionari della Funai, si supplisce con la presenza di ONG nazionali e straniere; alcune umanitarie, che lavorano per il bene degli indigeni e del Brasile, altre, che sono soltanto a caccia dei nostri beni per ripetere le parole del saggio e santo Padre Antônio Vieira.

Forse, in un atto di premonizione riguardo alle ricchezze minerarie presenti nelle terre demarcate per le popolazioni indigene, i costituenti del 1988 inserirono nella Magna Carta gli articoli 176 e 231 in previsione dell’usufrutto di questa ricchezza, a condizione che fosse espressamente autorizzato dal Congresso e condiviso con gli stessi indigeni.

Vien fatto di chiedersi, pertanto, per quale motivo questi dispositivi costituzionali non siano stati regolamentati, nonostante i tentativi registratisi durante i governi dei presidenti José Sarney, Fernando Henrique Cardoso e Lula. Quali potenti forze hanno agito al fine di bloccare la regolamentazione?

La risposta, forse, può trovarsi in un episodio da me vissuto nel corso di una chiacchierata in un bar dell’antico Hotel Tropical, a Manaus, allorché un dirigente di una società mineraria europea mi disse che avremmo dovuto lasciare le ricchezze dell’Amazzonia nelle terre indigene e ritornare sull’argomento a distanza di 50 anni, adducendo come motivo il fatto che ottenere una concessione per l’attività mineraria in Africa – l’unica frontiera mineraria disponibile al mondo assieme all’Amazzonia – avrebbe significato costi elevati a causa dei rischi e dell’incertezza dal punto di vista giuridico, e che la presenza del Brasile, senza questi costi, sarebbe stata destabilizzante per i mercati.

Le misure adottate dalla società brasiliana e dallo Stato per proteggere le popolazioni indigene devono essere accompagnate da misure che gli consentano di accedere alle risorse esistenti nelle loro terre, evitando lo sfruttamento clandestino e criminale con danni all’ambiente ed evasione fiscale.

La prossima volta parleremo dell’articolo 174 della Costituzione e dello Statuto dei Cercatori d’oro (Estatuto do Garimpeiro), approvato nel 2008, durante il governo del presidente Lula, e delle controversie legate all’estrazione dell’oro nell’Amazzonia brasiliana.

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* Aldo Rebelo: giornalista, è stato presidente dell’Unione Nazionale degli Studenti (UNE) nel 1979; consigliere comunale nella città di San Paolo tra il 1988 e il 1990 nelle fila del Partito Comunista del Brasile; deputato federale per lo Stato di San Paolo dal 1990 al 2014, totalizzando sei mandati, all’interno dei quali ricoprì, tra gli altri, anche l’incarico di presidente del gruppo Brasile-Cina, della Commissione per le Relazioni estere e per la Difesa Nazionale ed è stato relatore del Nuovo Codice Forestale Brasiliano. Come membro dell’Esecutivo, ha ricoperto gli incarichi di Ministro dello Sport tra il 2011 e il 2014, Ministro della Scienza, Tecnologia e Innovazione, Ministro della Difesa e Segretario generale del Governo di San Paolo. È autore di vari libri, tra i quali: No olho do Furacão, O índio e a questão nacional, Política de Defesa para o século XXI, Política Externa para o século XXI, O jogo vermelho e l’ultimo dal titolo O quinto Movimento – propostas para uma construção inacabada. (fonte: Liceu Online)

** Si ringrazia, per la concessione del presente testo, lo storico brasiliano, nonché collaboratore di LatinoAmericando, Cristian De Paula Sales Moreira Junior.

*** Traduzione di Francesco Guerra


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