In una recente visita in Cina (aprile 2023), il Presidente del Brasile, Lula, è stato accolto da un concerto che ha solennemente eseguito la canzone Novo Tempo del celebre cantante e compositore carioca Ivan Lins. La scelta non avrebbe potuto essere migliore. L’occasione può essere vista come il simbolo del fatto che l’integrazione tradizionale tra l’Europa e la NATO sia stata storicamente superata da forme alternative di organizzazione geopolitica internazionale. In ogni caso, il fatto che il mondo si configuri oggi come multipolare è in gran parte dovuto alla modernizzazione in stile cinese. In questo processo di trasformazione, la Cina gioca un ruolo di spicco, perché è estremamente tollerante verso progetti nazionali autonomi, a differenza di quanto eravamo abituati ai tempi dell’ordine mondiale unipolare. È importante ricordare che l’egemonia dell’Occidente, attualmente in fase di superamento, non è stata raggiunta mediante miracolo o destino, bensì attraverso l’uso della forza militare, pressioni economiche e influenza culturale. Tutto ciò non interessa alla Cina.
Oggi, in termini di progresso della civiltà, tutte le strade portano a Pechino. E il Brasile ha molto da imparare dai nostri partner cinesi. Con la modernizzazione, in circa vent’anni, la Cina è passata da uno Stato agrario con forme superate di proprietà della terra ad essere una potenza economica, tecnologica, sociale ed etica senza precedenti. Dobbiamo comprendere questo fenomeno non come uno dei tanti percorsi del capitalismo nel suo sviluppo storico, né come qualcosa di intrinsecamente legato al filo della Storia occidentale tramite il Rinascimento o l’Illuminismo, come la parola “modernizzazione” potrebbe suggerire nel senso comune. Piuttosto va visto come una nuova forma di organizzazione sociale. Un nuovo tipo di civiltà in cui emergono nuove forme di proprietà e responsabilità sociali, guidate dal settore pubblico. Questa modernizzazione mira al benessere collettivo della sua popolazione. Superando di dieci anni l’obiettivo stabilito dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, la modernizzazione guidata dallo Stato, con la storica apertura al mercato che risale agli anni ’70 con Deng Xiaoping, ha riscattato dalla povertà quasi 100 milioni di contadini. Le conseguenze più dirette di queste politiche sono state l’accesso universale all’istruzione, ai servizi sanitari, all’abitazione e all’assistenza sociale, fattori, i quali, combinati, hanno portato all’aumento dell’aspettativa di vita cinese (78,2 anni), stando a dati recenti. I limiti di questo progresso civile, inoltre, vanno in direzione di una sempre maggiore cooperazione per lo sviluppo ed una conseguente riduzione della povertà anche in altri Paesi.
Da questi elementi, il Brasile dovrebbe trarre ispirazione. L’avvicinamento alla Cina, principale partner commerciale dal 2009, può dimostrare ai brasiliani che i BRICS non sono solo una struttura di cooperazione commerciale e tecnologica, ma il germe di questo nuovo ordine internazionale multipolare, in cui entrambi i Paesi svolgono ruoli fondamentali, rispettando la sovranità delle nazioni e la dignità umana. Tra le molte ragioni, possiamo evidenziare come la Cina mostri al mondo la possibilità di una convivenza armoniosa tra l’uomo e la natura, nonché la progressiva riduzione del consumo di carbone e combustibili fossili. Da parte sua, il Brasile vanta la sovranità sulla maggior parte della foresta amazzonica, destinata ormai a divenire il fulcro delle preoccupazioni mondiali per la sostenibilità ambientale e la conservazione ecologica.
La cooperazione tra questi due Paesi, oltre ad assumere il protagonismo di questo nuovo ordine, può innescare anche progressi specifici per quanto concerne lo sviluppo della civiltà brasiliana. Tra i potenziali benefici che la modernizzazione in stile cinese può portare al Brasile, sottolineiamo l’espansione del commercio bilaterale. La modernizzazione cinese dovrebbe aprire nuove opportunità di investimento tra i due Paesi, stimolando le esportazioni brasiliane e rafforzando i legami economici, ciò che sembra essere del tutto rilevante considerando le pressioni finalizzate al mantenimento del dollaro. Questo è dovuto alla sofisticazione del consumo cinese offerto dalla modernizzazione, fatto che ha contribuito alla crescita della classe media in Cina, permettendo al Brasile di aumentare la diversità delle proprie esportazioni, fornendo prodotti agricoli, materie prime, manifatture e servizi, in tal modo soddisfacendo le esigenze di questo mercato in crescita.
Inoltre, la modernizzazione cinese avrà tra le sue conseguenze quella di attrarre un maggiore volume di investimenti in Brasile, soprattutto nei settori strategici nazionali concernenti le infrastrutture, l’energia e le nuove tecnologie. Va ricordato come, negli ultimi decenni, la Cina abbia investito in maniera massiccia e significativa in infrastrutture, costruendo strade, ferrovie, porti, stazioni di telecomunicazioni e contribuendo a stimolare la crescita economica anche attraverso il collegamento tra regioni remote del Paese. Il Brasile, simile alla Cina per il fatto di essere un Paese dalle dimensioni continentali, può trarre ispirazione da questo esempio e concentrarsi sugli investimenti in infrastrutture, al fine di migliorare la logistica, agevolare il trasporto delle merci e stimolare lo sviluppo regionale, migliorando, in particolare, una rete ferroviaria ancora largamente carente. Cambiamenti come quelli promossi dalla Cina, infatti, possono generare benefici simili anche in Brasile, promuovendo maggiore efficienza e connettività all’interno del territorio. Investimenti come questi hanno il potere di stimolare la crescita economica del Brasile e di generare nuove opportunità di lavoro.
Vorremmo sottolineare, inoltre, che un maggiore avvicinamento alla Cina potrebbe favorire il trasferimento di tecnologia e conoscenze verso il Brasile. Rafforzare la sua base scientifica e tecnologica è fondamentale per un Paese che vuole progredire. Mentre discutiamo di questo, la Cina ha effettuato considerevoli investimenti nella ricerca, nello sviluppo e nell’innovazione in vari settori, offrendoci opportunità per beneficiare di tale conoscenza e promuovere il nostro stesso progresso scientifico. Un notevole esempio di questa tipologia di collaborazione è rappresentato dal vaccino Coronavac, risultato della partnership sino-brasiliana, che ha svolto un ruolo cruciale nella lotta contro la pandemia, salvando milioni di vite e aiutando le popolazioni di entrambi i Paesi a superare i momenti più drammatici di questa crisi globale sanitaria. Questa collaborazione dimostra come il trasferimento di tecnologia e la cooperazione scientifica possano portare benefici tangibili e significativi ad entrambe le nazioni.
È incoraggiante osservare come Cina e Brasile condividano ideali simili riguardo allo sviluppo. Nell’osservare i millenni di storia della civiltà cinese, si nota l’assenza di una mentalità aggressiva radicata nel suo popolo, che non ha mai avviato guerre, né compiuto annessioni territoriali di altri Paesi. Al contrario, la Cina ha subito invasioni in passato, il che le ha conferito una qual certa sensibilità per lo sviluppo pacifico basato sulla cooperazione. Come il Brasile, anch’essa è fermamente impegnata per la pace e il progresso mondiale.
Tuttavia, è fondamentale sottolineare che la concretizzazione di questi ideali è condizionata da un approccio strategico e da politiche adeguate per cogliere le opportunità generate dalla modernizzazione cinese. Inoltre, è necessario assicurare che le relazioni siano reciprocamente vantaggiose, mantenendo un equilibrio attraverso meccanismi di tutela degli interessi nazionali e dei settori più vulnerabili dell’economia brasiliana. Ogni Paese ha le sue particolarità e sfide specifiche, mentre non tutte le strategie attuate dalla Cina possono essere direttamente trasferibili in altri contesti nazionali. Tuttavia, è possibile trarre lezioni preziose e adattarle alle realtà e alle esigenze del Brasile. Cerchiamo, dunque, di trarre ispirazione dalle esperienze cinesi, adattandole alle nostre circostanze. Il nuovo tempo è sino-brasiliano.
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Em visita recente à China (abril de 2023), o Presidente do Brasil, Lula, foi recebido por uma cortês orquestra que solenemente interpretou a música “Novo Tempo” do célebre cantor e compositor carioca Ivan Lins. A escolha não poderia ser melhor. A ocasião pode ser compreendida como um símbolo de que a tradicional integração entre a Europa e a OTAN vem, historicamente, sendo superada por formas alternativas de organização geopolítica internacional. De toda forma, o fato de o mundo hoje se configurar como multipolar deve muito à modernização ao estilo chinês. Neste processo de transformação a China ocupa um papel de destaque por ser absolutamente tolerante à projetos nacionais autônomos — diferentemente do que estávamos acostumados em tempos de uma ordem mundial unipolar. É importante lembrar que a hegemonia do Ocidente, hoje em desconstrução, não foi alcançada por um milagre ou por um destino manifesto, mas sim através do uso da força militar, pressões econômicas e influência cultural. Nada disso interessa à China.
Hoje, em termos de avanço civilizacional, todos os caminhos levam à Pequim. E o Brasil deve cuidadosamente aprender com nossos parceiros chineses. Com a modernização, em cerca de vinte anos, a China saiu de um Estado agrário, com formas já ultrapassadas de propriedade da terra, para se tornar uma potência econômica, tecnológica, social e ética sem precedentes. Devemos compreender este fenômeno não como um dos variados percursos percorridos pelo capitalismo em seu desenvolvimento histórico, ou algo intrinsecamente ligado ao fio da História ocidental pelo Renascimento ou Iluminismo, como a palavra “modernização” pode sugerir no senso comum. Mas, sim, como uma nova forma de organização social. Um novo tipo de civilização em que novas formas de propriedade e responsabilidades sociais emergem, lideradas pelo setor público. Essa modernização busca o bem-estar coletivo de sua população. Superando em 10 anos a meta estabelecida pela Agenda 2030 de Desenvolvimento Sustentável, a modernização conduzida e liderada pelo Estado, com o histórico de abertura ao mercado que vêm desde os anos 1970 com Deng Xiaoping, elevou da condição de pobreza quase 100 milhões de indivíduos rurais. As consequências mais diretas destas políticas são o acesso universal à educação, serviços de saúde, habitação e assistência social, fatores que, somados, resultam no aumento da expectativa de vida chinesa para 78,2 anos, segundo dados recentes. E os limites deste avanço civilizacional extrapolam suas fronteiras rumo à cooperação para o desenvolvimento e a consequente redução da pobreza em outros Países.
Nisto o Brasil deve se inspirar. A aproximação com a China, principal parceiro comercial desde 2009, no mínimo pode evidenciar aos brasileiros que o BRICS não é apenas uma estrutura de cooperação comercial e tecnológica, mas sim o germe desta nova ordem internacional multipolar, na qual ambos os Países desempenham papéis fundamentais, respeitando a soberania das nações e a dignidade humana. Dentre os muitos motivos, podemos destacar a China, por mostrar ao mundo a possibilidade de uma convivência harmoniosa entre o homem e a natureza, com proteção ecológica e ambiental, bem como com a redução progressiva do consumo de carvão e combustíveis fósseis; e o Brasil, por possuir soberania sobre a maior parte da Floresta Amazônica, uma dádiva, se tornando o centro das preocupações mundiais com sustentabilidade ambiental e conservação ecológica.
A cooperação entre esses dois Países pode, além de assumir o protagonismo desta nova ordem, desencadear também certos avanços pontuais no desenvolvimento civilizacional brasileiro. Dentre os potenciais benefícios que a modernização ao estilo chinês pode trazer ao Brasil, destacamos a ampliação do comércio bilateral. A modernização chinesa deve abrir novas oportunidades de investimento entre os dois Países, impulsionando e estimulando as exportações brasileiras e fortalecendo os laços econômicos, algo muito importante se considerarmos as pressões existentes pela resistência da manutenção do dólar. Isso se dá pela sofisticação do consumo chinês proporcionado pela modernização, fato que tem impulsionado o crescimento da classe média na China, abrindo oportunidades para o Brasil aumentar a diversidade da sua exportação ao fornecer produtos agrícolas, commodities, produtos manufaturados e serviços, e suprindo as necessidades deste crescente mercado.
Além disso, a modernização chinesa tem como um dos seus principais potenciais atrair um maior volume de investimentos do País no Brasil, principalmente em setores nacionais estratégicos como infraestrutura, energia e tecnologia. Nas últimas décadas a China realizou investimentos significativos em infraestrutura. Construiu estradas, ferrovias, portos e estações de telecomunicações, o que contribuiu para impulsionar o crescimento econômico e conectar regiões remotas do País. O Brasil, assim como a China, um País de dimensões continentais, pode se inspirar nesse exemplo e priorizar investimentos em infraestrutura, visando aprimorar a logística, facilitar o transporte de mercadorias e estimular o desenvolvimento regional, tendo em vista o transporte ferroviário, no Brasil, ainda é muito deficitário. Mudanças como as promovidas pela China podem gerar benefícios semelhantes no Brasil, promovendo maior eficiência e conectividade dentro do território. Investimentos como estes têm o poder de impulsionar o crescimento econômico brasileiro, bem como gerar novas oportunidades de emprego.
Destacamos também que uma maior aproximação com a China pode viabilizar a transferência de tecnologia e conhecimento para o Brasil. Fortalecer sua base científica e tecnológica é fundamental para um País que deseja avançar. Enquanto discutimos isto, a China tem realizado investimentos consideráveis em pesquisa, desenvolvimento e inovação em diversos setores, o que nos oferece oportunidades se beneficiar desse conhecimento e impulsionar nosso próprio progresso científico. Um notável exemplo deste tipo de colaboração é a vacina Coronavac, resultado da parceria sino-brasileira, que desempenhou um papel crucial na luta contra a pandemia, salvando milhões de vidas e auxiliando as populações dos dois Países a superarem os momentos mais desafiadores dessa crise de saúde global. Essa colaboração demonstra como a transferência de tecnologia e cooperação científica podem trazer benefícios tangíveis e impactantes para ambas as nações.
É encorajador observar que China e Brasil compartilham ideais semelhantes em relação ao desenvolvimento. Ao observar milênios da história da civilização chinesa, percebe-se a ausência de uma mentalidade agressiva enraizada no povo chinês, que nunca iniciou guerras ou anexou territórios de outros Países. Pelo contrário, a China sofreu invasões no passado, o que lhe conferiu uma valorização do desenvolvimento pacífico baseado na cooperação. Assim como o Brasil, o País está firmemente comprometido com a paz e o progresso mundial.
Contudo, é fundamental ressaltar que a concretização destes ideais está condicionada a uma abordagem estratégica e políticas adequadas para aproveitar as oportunidades geradas pela modernização chinesa. Além disso, deve-se assegurar que as relações sejam mutuamente benéficas, devendo haver um equilíbrio, com mecanismos de proteção dos interesses nacionais e dos setores mais vulneráveis da economia brasileira. Cada País possui suas próprias particularidades e desafios específicos, e nem todas as estratégias implementadas pela China podem ser diretamente transferíveis para outras situações nacionais. Mesmo assim, é totalmente possível extrair lições valiosas e adaptá-las às realidades e necessidades do Brasil. Buscamos nos inspirar e aprender com as experiências chinesas, ajustando-as de acordo com as nossas circunstâncias. O novo tempo é sino-brasileiro.
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